Visita ISCOSMarche.it!

Benvenuti!

Questo blog non è più aggiornato dal 1 luglio 2010.

Di seguito trovate i collegamenti agli ultimi 5 articoli pubblicati sul nuovo blog, iscosmarche.it.

Visitate il nuovo sito per tutte le informazioni.




Ultimi articoli

Chi siamo

L’ISCOS Marche Onlus è un’articolazione regionale dell’ISCOS – Istituto Sindacale di Cooperazione allo Sviluppo. Operativo dal 1 gennaio 1994, ISCOS Marche si è costituito formalmente il 15 luglio 1998. Attraverso la cultura della solidarietà e della cooperazione l’ISCOS Marche, in collaborazione con le istituzioni, le comunità locali e le organizzazioni sindacali dei paesi più poveri del mondo, promuove e sostiene iniziative di sviluppo per il lavoro, la produzione, la formazione, la salute, l’affermazione della democrazia e dei diritti umani e del lavoro. Dalla sua attivazione, l’ISCOS Marche ha completato o ha in corso di realizzazione iniziative di cooperazione internazionale in 16 paesi del mondo. Segui questo collegamento per saperne di più sui nostri progetti!

Contatti

Iscos Marche Onlus
Via dell'Industria 17 / a
60127 Ancona
tel. 071 505224
fax 071 505207
mail iscosmar@tin.it

venerdì 11 luglio 2008

Il summit dei poveri - dichiarazioni finali


Dal 6 al 9 luglio 2008 a Koulikoro, in Mali, si è tenuto il VII Forum dei popoli. Hanno partecipato centinaia di attivisti di ong, sindacati, organizzazioni africane e di tutto il mondo. Questo forum è visto come una risposta al G8, un’espressione dei bisogni della parte più povera del pianeta.
Nella dichiarazione finale del vertice possiamo leggere: “Il mondo intero attraversa negli ultimi decenni una crisi economica e sociale di estrema gravità. La crisi da un’offensiva del capitale finanziario internazionale che si traduce nella distruzione sistematica delle conquiste dei lavoratori, nella militarizzazione delle relazioni internazionali, nell’intensificarsi delle guerre, delle conquiste coloniali e imperialiste (Iraq, Afghanistan, Palestina), nel ricatto nucleare, nella criminalizzazione dell’immigrazione, nell’impennata dei prezzi dei carburanti, nella crisi alimentare, nelle sempre più folli e assassine riforme del Fondo monetario internazionale, della Banca Mondiale e dell’Organizzazione mondiale del commercio, nelle privatizzazioni anarchiche di settori vitali delle economie”.
I rappresentanti esprimono inoltre il sospetto che la crisi alimentare mondiale sia creata artificialmente per favorire l’introduzione in agricoltura degli organismi geneticamente modificati (ogm), soprattutto nei paesi del Sud del mondo; e hanno ricordato dati scomodi, come l’irrisoria cifra di 39 miliardi di dollari che il G8 nel 2005 si è impegnato a cancellare per il debito estero dei paesi poveri mentre l'Africa affonda in un debito complessivo di 215 miliardi di dollari e l’America Latina ne deve 723 miliardi. Il Forum ha anche ricordato uno dei paradossi mortali della civiltà contemporanea: “mentre il mondo ha bisogno soltanto di 30 miliardi di dollari l’anno per rilanciare l’agricoltura e sradicare definitivamente la fame, 1200 miliardi vengono spesi in armamenti e 862 milioni di persone muoiono di fame.”
“Signori del G8, per favore rispettate i vostri impegni”, chiede Bernard Ouedraogo, del Burkina Faso, "non voglio entrare nel dettaglio dei numeri, ma ricordate gli aiuti allo sviluppo promessi da questi leader, dove sono? Si sono materializzati? Quindi, era una promessa vana! Una promessa vana!”
Tahirou Bah, segretario generale di "Movement of the Voiceless" (movimento dei senza voce), NGO di Bamako, ha dichiarato: "Mi rifiuto di capire come leader democraticamente eletti possano mancare di onorare i propri impegni. Sembra che gli annunci siano fatti soltanto per tenere a bada la coscienza. Ma questa situazione non può durare. Ci sarà una rivoluzione, i poveri prepareranno una rivoluzione.”
"I leader del G8 sono incapaci di generosità. Sono incapaci di guardare in faccia la realtà, ed è un peccato. Tocca ora alle nazioni del sud, alle società civili, ai contadini del mondo assumersi le proprie responsabilità” ha dichiarato Barry Aminata Toure, uno degli organizzatori del summit di Katibougou.

Nel frattempo i leader di Sud Africa, Algeria, Etiopia, Ghana, Nigeria, Senegal, Tanzania, invitati al G8 insieme a Jean Ping, presidente della commissione dell’Unione Africana, hanno tutti parlato del bisogno di “mantenere le promesse dei summit precedenti, prima di farne altre.”
Nel 2005 a Gleneagles in Scozia i leader del G8 hanno dichiarato di voler raddoppiare i loro aiuti annuali all’Africa per il 2010 rispetto al 2004, stimato in 25 miliardi di dollari. Ad oggi, meno di un quarto di questa cifra è stato consegnato, secondo le cifre ufficiali.
Insieme alle critiche verso i paesi ricchi, ci sono anche voci che puntano il dito verso le responsabilità dei leader Africani.
“Non dovremmo aspettarci nulla dai paesi ricchi. Lo sviluppo delle nostre nazione dipende prima di tutto da noi. Ciò richiede di risolvere subito la lotta contro la corruzione, e richiede anche una buona gestione del bene pubblico”, ha dichiarato Oumar Diakite, rappresentante della Costa d’Avorio.
“Non ci vuole la laurea. Possiamo prendercela con il Nord (ricco), ma prima dobbiamo tenere in ordine casa nostra”, dice Nouhoun Keita, un’attivista anti globalizzazione.
Accanto alle critiche ci sono le proposte per la soluzione dei problemi discussi: “la cancellazione del debito estero dei paesi poveri”; “la revisione di politiche commerciali liberiste, fonte di ineguaglianze e d’ingiustizie e la promozione di politiche commerciali socialmente giuste e ecologicamente sostenibili”; “la soppressione della Banca Mondiale e del Fondo monetario internazionale, sostituiti da una Banca del Sud e da un Fondo africano (che nascerà in Camerun) che privilegi una cooperazione allo sviluppo su basi giuste ed eque”; “la fine delle privatizzazioni nei paesi del Sud del mondo, controllate dalle multinazionali favorite dall’Organizzazione mondiale del commercio”; “il sostegno alle produzioni locali per il mercato locale”; “il sostegno alle esportazioni”; e infine, ma non meno importante “l’annullamento delle direttiva rimpatri dell’Unione Europea” e la fine di una “politica repressiva e razzista sulle migrazioni”. Ai governi dei paesi del Sud del mondo il Forum chiede: più trasparenza, lotta alla corruzione, migliori politiche per l’agricoltura, fine delle privatizzazioni e più investimenti in sanità ed educazione.

Fonti: Misna, Jambo Africa, Vita.it, People's daily online, AFP, foto Breitbart

Leggi anche:



Nessun commento: