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martedì 30 giugno 2009

Treni italiani d'Eritrea

treni eritrea italiaI vecchi treni a vapore, che dovevano essere il mezzo di trasporto per le potenze coloniali durante l'inizio del secolo scorso, stanno attraversando un periodo di rinascita in Eritrea, Etiopia e Gibuti.

Quando l'Eritrea ha iniziato a costruire la propria rete nazionale di infrastrutture di trasporto, poco dopo aver ottenuto l'indipendenza dall'Etiopia nei primi anni Novanta, ha capito molto rapidamente l'importanza di una linea ferroviaria nazionale come modalità di trasporto.

L'auto-determinazione degli eritrei è andata così lontano da non accettare alcun aiuto finanziario o sostegno da parte dei paesi occidentali per ricostruire e mantenere i "Treni Italiani D'Eritrea".

Il capo del progetto di recupero delle ferrovie in quel momento, nel 1996, il sig. Amanuel Ghebreselassie aveva dichiarato:
"Una società italiana ha detto che per farlo voleva $ 100m. Una società americana si è offerta di intraprendere uno studio di fattibilità per $ 190.000. La British Steel Corporation ha presentato una stima 5m di sterline solo per le rotaie da Asmara a Massaua. Così abbiamo deciso di fare tutto da soli."

Ci sono voluti centinaia di giovani eritrei, durante il servizio militare, alcuni veterani richiamati dal pensionamento e dei lavoratori per ricostruire uno dei più nostalgici percorsi ferroviari d'Africa. Nel 2003, i lavori sulla linea ferroviaria tra la capitale Asmara e Massaua, il principale del porto, sono stati comppletati.

Il tragitto ferroviario va dagli altopiani alla pianura costiera e passa per circa 30 gallerie, 65 ponti e viadotti. Sulla linea ferroviaria nazionale operano esclusivamente antichi treni, locomotive e vagoni ferroviari, che sono stati costruiti dagli italiani durante l'occupazione coloniale eritrea nei primi anni 20 e 30 dello scorso secolo.

Nonostante l'età o forse proprio a causa della età, il valore culturale, nonché economico di tali treni in Eritrea sembra enorme.

Uno straordinario fenomeno è che, senza grandi campagne pubblicitarie o di marketing all'estero, molti stranieri amanti dei treni hanno individuato i treni come un patrimonio esclusivo, arrivando ogni anno in Eritrea da diversi paesi in Europa, al fine di trascorrere una vacanza nello stato del Mar Rosso.

Oltre allo scopo di servire il turismo, i treni possono essere un modo economicamente efficiente per il trasporto di merci tra Asmara e Massaua, ad esempio per l'oro, per il quale si stanno avviando le prime esplorazioni.

Fonte: Capital Eritrea



ISCOS Marche

lunedì 29 giugno 2009

Il Mandela Day sbarca ad Ischia

Segnaliamo da Cinemafrica

Nelson MandelaL’Ischia Global Film Fest festeggerà il novantunesimo compleanno di Nelson Mandela, eroe della lotta internazionale anti-apartheid, promuovendo, martedì 14 luglio, il Social Cinema Forum sui diritti umani, all’immediata vigilia del concerto in onore dell’ ex presidente del Sudafrica in programma sabato 18 luglio al Madison Square Garden di New York. E saranno gli artisti afroamericani Danny Glover, Angela Bassett ed Eric Lewis, insieme agli ambasciatori del cinema sudafricano invitati alla 7. edizione dell’Ischia Global Film Fest (il regista Regardt Van der Berg e lo storico dello spettacolo Martin Botha), ad approfondire le annose questioni dell’intolleranza razziale che la manifestazione promossa dall’Accademia Internazionale Arte Ischia e dall’Ept-Napoli rilancia, quest’anno, finalizzando il dibattito all’educazione dei giovani. [...]

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domenica 28 giugno 2009

Report annuale sulle violazioni dei diritti sindacali

ituc rapporto annuale 2008Il 2008 è stato un altro anno difficile e pericoloso per i sindacalisti di tutto il mondo, in base allo studio annuale ITUC sulle violazioni dei diritti dei sindacati, che controlla gli abusi contro i lavoratori in 143 paesi. 76 sindacalisti sono stati uccisi a causa delle loro azioni a difesa dei lavoratori, e molti altri sono stati aggrediti fisicamente o sottoposti a molestie, intimidazioni o arresto da parte delle autorità. Mentre il totale a livello mondiale di omicidi è sceso dai 91 dell'anno precedente, il numero di omicidi in Colombia, che è noto come il luogo più pericoloso sulla terra per i sindacalisti, ha raggiunto 49 - un aumento di 10 omicidi rispetto all'anno precedente. La recrudescenza di omicidi ha avuto luogo nonostante le rassicurazioni da parte dell'amministrazione del presidente colombiano Alvaro Uribe, che la situazione era migliorata.

A parte la terribile situazione in Colombia, nove sindacalisti sono stati assassinati in Guatemala, che negli ultimi anni ha visto un aumento di violenti attacchi contro i rappresentanti sindacali e i membri. Quattro sono stati uccisi nelle Filippine e in Venezuela, in Honduras tre, due in Nepal e uno ciascuno in Iraq, Nigeria, Panama, Tunisia e Zimbabwe, dove il regime di Mugabe ha continuato il suo regno di terrore contro il movimento sindacale. In un certo numero di casi i governi sono stati direttamente o indirettamente coinvolti negli omicidi. Un totale di 50 gravi minacce di morte sono stati registrate in sette paesi, con circa 100 casi di aggressioni fisiche in 25 paesi.

I governi di almeno 9 paesi (Birmania, Burundi, Cina, Cuba, Iran, Corea del Sud, Tunisia, Turchia e Zimbabwe) sono stati responsabili per l'incarcerazione dei sindacalisti in considerazione delle loro legittime attività a sostegno dei lavoratori.

"I governi in ogni regione stanno chiaramente fallendo nel proteggere i lavoratori, e in diversi casi sono stati essi stessi responsabili di pesanti repressioni dei loro diritti. Il fatto che alcuni paesi, come la Colombia, Guatemala e le Filippine siano, anno dopo anno, sull'elenco degli omicidi dimostra che le autorità non sono, nella migliore delle ipotesi, in grado di garantire la protezione e, in alcuni casi sono complici con i datori di lavoro privi di scrupoli", ha detto Guy Ryder, ITUC Segretario Generale.

Circa 7.500 casi di licenziamento di lavoratori coinvolti in attività sindacale sono stati registrati in un totale di 68 paesi, compresi 20 paesi nella sola Africa. Questi casi sono, tuttavia, solo la punta di un iceberg, con un gran numero di licenziamenti non più registrati. Il paese con il peggior record di licenziamento è stata la Turchia, dove più di 2.000 sono state documentate e dove il governo è rimasto intollerante all'attività dell'Unione in generale. L'Indonesia (600) è stata la seconda, con centinaia di licenziati anche in Malawi, Pakistan, Tanzania e Argentina.

In Birmania, Cina, Laos, Corea del Nord, Vietnam e un certo numero di altri paesi, solo i sindacati ufficiale di Stato hanno il permesso di operare, mentre in Arabia Saudita, una vera e propria attività sindacale è ancora effettivamente impossibile. Pesante interferenza del governo anche in Bielorussia per gran parte dell'anno.

L'impatto della situazione economica mondiale per i diritti dei lavoratori è stata una caratteristica in molti paesi. Gran parte della repressione si è avuta in tutta l'Africa, in particolare. I governi coinvolti reagiscono duramente nei confronti dei lavoratori che cercano di migliorare i salari a livello mondiale che la crisi alimentare ha colpito, con un numero crescente di nuclei familiari non in grado di nutrirsi adeguatamente. Incredibilmente, molti dei più colpiti sono stati i lavoratori del settore stesso. Più tardi, nel 2008, gli effetti della crisi finanziaria mondiale hanno cominciato a colpire, mettendo ulteriore pressione sulla sicurezza del lavoro, i salari e le condizioni di lavoro.

Sempre più duro lo sfruttamento e gli attacchi ai lavoratori nelle Export Processing Zone (EPZ) di tutto il mondo, una caratteristica presente già negli anni precedenti e peggiorata nel 2008. Trentaquattro paesi citati nella relazione per l'inadeguata o inesistente tutela nelle EPZ, compresa l'Albania, le Bahamas, Belize, Costa Rica, Repubblica Dominicana, El Salvador, Guatemala, Honduras, Giamaica, Giordania, Messico, Nicaragua, Polonia e Oman. Altri 22 paesi sono indicati per lo sfruttamento dei lavoratori migranti, a cui sono spesso negati persino i più elementari diritti, e che spesso sono i più vulnerabili di tutti i lavoratori allo sfruttamento.

"Centinaia di milioni di persone che lavorano, nei paesi in via di sviluppo e industrializzati, si vedono negare i diritti fondamentali alla libertà di associazione e di contrattazione collettiva. Per molti, soprattutto quelli in condizioni precarie di occupazione, questa negazione ha pesanti ripercussioni nella loro vita, in quanto li costringe a ore di lavoro estremamente lunghe in situazioni pericolose o insalubri con un reddito così basso da non essere in grado di sostenere se stessi e le loro famiglie correttamente. La mancanza di rispetto per i lavoratori ha aumentato le disuguaglianze nel mondo, e la disuguaglianza ha causato la recessione mondiale ", ha dichiarato Ryder.

Inquietanti tendenze dei diritti del lavoro nei paesi industrializzati sono evidenti anche nel sondaggio, con sempre maggiore ricorso al lavoro precario e agenzia interinali, che erodono i redditi, le condizioni e i diritti sul luogo di lavoro. Su una nota più positiva, i cambiamenti di governo in Australia e negli Stati Uniti hanno portato la promessa di nuove tutele per i lavoratori in due paesi con situazioni molto povere negli ultimi anni.

Lavoratori in Burkina Faso, Kenya e Mozambico hanno avuto anche qualche motivo di ottimismo, con l'adozione di una nuova legislazione che consente il riconoscimento e l'organizzazione sindacale, mentre nelle Maldive, la nuova Costituzione garantisce la libertà di associazione e il diritto di sciopero.

Per leggere il rapporto completo clicca qui



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sabato 27 giugno 2009

In cerca di soluzioni per il delta del Niger

Segnaliamo da Afronline:

nigerTre attentati sono stati effettuati su impianti petroliferi Royal Dutch Shell in Nigeria domenica, contro gasdotti nella parte orientale del delta del Niger, ha detto il portavoce Rainer Winzenried.
International Crisis Group analizza la situazione e afferma che il governo deve accettare un mediatore.

Gli attacchi sono avvenuti in zone remote e il principale gruppo militante - il Movimento per l'emancipazione del delta del Niger, o MEND - ha detto di aver aggredito uno degli impianti off-shore precedenti Domenica e che "... la struttura è inghiottita dal fuoco."

MEND, che richiede una distribuzione più equa delle ricchezze petrolifere della Nigeria, ha sostenuto di aver distrutto un oleodotto di proprietà e gestito dalla Agip e, in precedenza nel corso della settimana, il tronco principale linea di Bayelsa della Royal Dutch Shell.

Continua la lettura su Afronline




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venerdì 26 giugno 2009

Chico Mendes: un sindacalista a difesa della natura

Segnaliamo un libro di Gianni Alioti, pubblicato da Edizioni Lavoro

La lunga intervista in cui Chico Mendes, leader dei seringueiros, si racconta è stata registrata durante il III Congresso della CUT, la grande confederazione sindacale brasiliana, pochi mesi prima che le pallottole dei grandi allevatori di bestiame mettessero fine alla sua vita. Per quanto sia duro affermarlo, la lotta sindacale di Chico Mendes, a difesa della foresta amazzonica e dei popoli che la abitano, ha guadagnato consensi e si è rafforzata per l’indignazione internazionale suscitata dal suo brutale assassinio. Questo ha segnato una svolta da cui hanno avuto inizio molti cambiamenti passati e presenti del Brasile. Le idee di Chico Mendes sono molto più attuali ora rispetto a quando egli era vivo.
Nella seconda parte del libro, l’autore ci riporta a oggi e alla necessità di coniugare la questione ecologista con la dimensione sociale, le prospettive economiche con la difesa della natura, in Amazzonia come altrove nel mondo.

Gianni Alioti
CHICO MENDES
Un sindacalista a difesa della natura
2009
pp. 160
Storie/a 15
ISBN 7313-247-9

Prezzo di copertina € 13,00
Prezzo iscritto CISL € 11,00

Leggi la prefazione
Vai al sito della casa editrice Edizioni Lavoro


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giovedì 25 giugno 2009

Presidio contro il pacchetto sicurezza



26 Giugno 2009 ORE 17.30

PIAZZA DEL PLEBISCITO - ANCONA

“SICURI DI UN FUTURO INSIEME”

CONTRO IL PACCHETTO SICUREZZA , PER LA COSTRUZIONE DI UN CLIMA DI SICUREZZA E CONVIVENZA TRA TUTTI I CITTADINI , PER IL PIENO GODIMENTO DEI DIRITTI INVIOLABILI DELL’ UOMO



“Non mi chiamare straniero ,
guardami bene negli occhi ,
al di là dell’ odio ,
dell’ egoismo e della paura e vedrai che sono un essere umano ,
non posso esserti estraneo”

Rafael Amor


INVITIAMO TUTTA LA CITTADINANZA A PARTECIPARE


CGIL, CISL e UIL DI ANCONA e RETE MIGRANTI “DIRITTI ORA” impegnati da anni a costruire una società basata sulla convivenza, sulla accoglienza, che riconosca nella diversità una ricchezza e non un ostacolo, non possono tacere di fronte alla discussione ed all’approvazione da parte del Parlamento delle norme chiamate Pacchetto Sicurezza. Ci opponiamo ad una politica che amplifica l’emarginazione, facendo leva su paura e razzismo, alimenta l’egoismo, l’esclusione e di fatto l’illegalità, nega l’accoglienza e la solidarietà, nonché i diritti della persona.

RITENIAMO

Che la costruzione di un clima di sicurezza e convivenza passi attraverso il pieno godimento di questi diritti resi ancora più problematici dalla crisi economica, e non attraverso la marginalizzazione, l’invisibilità, la clandestinità dei poveri, dei senza fissa dimora, dei migranti , in generale di chi in questo momento si trova in una condizione di bisogno. Tutto ciò danneggerebbe le loro famiglie, i loro rapporti di lavoro ed anche le famiglie con cui essi hanno iniziato un percorso di convivenza e quelle di cui essi si prendono cura,

INDICIAMO

Una giornata di mobilitazione per il giorno 26 giugno 2009, in sintonia con quanto si sta muovendo in tutta Italia, contro le conseguenze che avrebbe l’approvazione del Pacchetto Sicurezza e la prosecuzione di tutte le politiche xenofobe e razziste che stanno avanzando in Italia ed in Europa, e chiamiamo a raccolta cittadini, associazioni, realtà che quotidianamente provano che la sicurezza può venire solo attraverso l’estensione dei diritti e la valorizzazione della diversità.

SICURI DI UN FUTURO INSIEME

VENERDI’ 26 GIUGNO 2009
PIAZZA DEL PLEBISCITO – ANCONA
ORE 17.30

PRESIDIO DI INFORMAZIONE E SOLIDARIETA’ PER DIMOSTRARE LA DANNOSITA’ DEL “PACCHETTO SICUREZZA” E CONTRAPPORRE LA CAPACITA’ DI ORGANIZZAZIONE INTERETNICA NEI QUARTIERI

Per questi motivi CGIL, CISL, UIL, comunità migranti e RETE MIGRANTI “ Diritti Ora “chiedono l’adesione di associazioni e singoli cittadini che credono in un percorso di convivenza, non accettano un politica sull’immigrazione basata sulla paura e che sono quindi contrari all’approvazione del pacchetto sicurezza.

ADESIONI:
Associazione Senza Confini, Arci, Circolo Africa, Anpi, Associazione Bangladesh Marche, Ass.ne Senegal Marche, Centro Culturale Islamico Marche, A.C.U. Gulliver, S.A.U.P.M., RDB CUB Marche, Circolo Equo & Bio, Unione Inquilini, Associazione Togolesi e simpatizzanti Ancona, Associazione Nuova Guinea, Associazione Camerun, Centro di Accoglienza immigrati Osimo, Servizio di Strada Ancona, Associazione Multietnica Senigallia, Lega Ambiente Marche Onlus, Tenda di Abramo Falconara Marittima, Bokk Jeff associazione senegalese Mondolfo, Consulta per la pace del Comune di Jesi , Circolo Arcigay e Arcilesbiche Caleido Ancona, L.H.A.S.A. Falconara(laboratorio autonomo studi antropologici), Time for peace, Circolo culturale laboratorio sociale Ancona, Cir Ancona, Free Woman.





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Iran: ITUC e Global Union esprimono grave preoccupazione

Azione globale per la giustizia e per i lavoratori iraniani il 26 giugno


L’ITUC ha espresso grave preoccupazione per la situazione in Iran a seguito delle contestate elezioni in cui il Presidente Mahmoud Ahmadinejad e’ stato dichiarato vincitore nonostante le accuse di frodi elettorali da parte dei candidate dell’opposizione. Molte persone sono state uccise e molte altre ferite dalle forze governative che hanno represso brutalmente le enormi manifestazioni che chiedevano che si ricontassero i voti o l’annullamento delle elezioni.

“ La violenta risposta da parte delle autorita’ contro i manifestanti pacifici deve esere condannata e i responsabili delle morti e dei feriti devono essere perseguiti dalla giustizia. Il popolo dell’Iran ha il diritto di avere la piena democrazia e la trasparenza e chiediamo a tutti coloro che sono al potere di assicurare che la democrazia e i diritti umani riconosciuti internazionalmente siano pienamente rispettati” ha dichiarato Guy Ryder segretario Generale CSI.

Nonostante una repressione dei media, arrivano rapporti di arresti di attivisti politici e giornalisti. L’ITUC e i suoi partners delle Global Unions continuano a concentrare la loro azione sulla campagna per il rilascio dei sindacalisti che sono stati imprigionati e in sostegno dei diritti dei lavoratori.



Tra coloro in carcere c’e’ il leader dei sindacati dei trasporti Mansour Osanloo, che e’ stato picchiato e arrestato dale forze di sicurezza il 10 luglio 2007. Tre settimane dopo essere intervenuto al Consiglio Generale della CSI a Brussel. Manifestazioni ed altre iniziative si terranno il 26 giugno , giornata internazionale per la giustizia per i lavoratori iraniani, con iniziative coordinate tra CSI, Ces, EI, ITF e IUF .
Tra gli eventi gia’ previsti:

Manifestazioni di fronte alle ambasciate iraniane in Belgio, Francia e Olanda.

In Australia, i sindacati e le organizzazioni iraniane effettueranno una manifestazione di fronte alla ambasciata a Canberra alle 12 del 26. Altre iniziative sono in programma a Sydney e Melbourne;

In India, la All India Railwaymen's Federation organizzera’ manifestazioni, marce etc.

In Indonesia, i sindacati manifesteranno a Jakarta e terranno una riunione di preghiera al porto di Tanjung Priok;

In Giappone, i sindacati terranno una iniziativa il 24 giugno e adotteranno una mozione a sostegno della campagna.

A Wellington Nuova Zelanda, vi sara’ una banda di tamburi e teatro di strada di fronte all’ambasciata.

In Nigeria, una manifestazione si terrà all’aereoporto di Murtala Muhammed a Lagos;

In Thailandia, i sindacalisti dimostreranno all'ambasciata iraniana, e visiteranno l'OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro) per sollevare la questione della violazione dei diritti umani e dei lavoratori in Iran;

A Londra si terrà una manifestazione presso l'ambasciata iraniana.

"Le autorità iraniane hanno un deplorevole record per le questioni inerenti i diritti dei lavoratori, preferendo reprimere l'attività sindacale indipendente piuttosto che il rispetto di standard globali dell'Organizzazione internazionale del lavoro. I sindacalisti incarcerati devono essere rilasciati senza indugio, e il pieno rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori deve essere una parte centrale di quello che deve diventare una vera democrazia in Iran ", ha dichiarato Ryder.

Per maggiori dettagli : www.justiceforiranianworkers.org o contattare:

ITUC. Press Officer Mathieu Debroux. Tel: +32(0)2 22 40 204. Email: mathieu.debroux@ituc-csi.org
ITF. Press officer Sam Dawson. Tel: +44 (0)20 7940 9260. Email: Dawson_sam@itf.org.uk
EI. Nancy Knickerbocker. Tel: +32 (0)2 22 40 611. Email: Nancy.knickerbocker@ei-ie.org
IUF. Peter Rossman. Tel: +41 22 793 22 33. Email: iuf@iuf.org


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mercoledì 24 giugno 2009

Un test per l'Albania

Segnaliamo da Osservatorio sui Balcani un'interessante articolo di Marjola Rukaj

L'Albania ha di fronte a sé un difficile test da superare per poter avanzare lungo il percorso dell'integrazione europea: le elezioni politiche del 28 giugno. Nella cronaca della nostra corrispondente le posizioni dei partiti e la campagna elettorale
Mancano pochi giorni alle fatidiche elezioni del 28 giugno, che metteranno a dura prova il futuro prossimo dell'Albania. La campagna elettorale iniziata lo scorso primo giugno è stata una delle più animate che il paese abbia mai vissuto. Sono state diverse le novità di tipo legislativo e mediatico, mentre non è mancata la tipica atmosfera di conflittualità e ostruzionismo che da sempre caratterizza le campagne elettorali albanesi.

Il futuro dell'Albania dipenderà, secondo i severi osservatori internazionali, dalla regolarità e dalla democrazia dimostrata nelle prossime elezioni. Uno dei cavalli di battaglia del governo Berisha, la candidatura del paese all'UE, è solo una delle questioni strettamente collegate all'andamento delle elezioni. Ne è prova la recente decisione di Bruxelles di rifiutare la tanto agognata liberalizzazione dei visti per i cittadini albanesi, concessione invece approvata per i vicini serbi, macedoni e montenegrini.

Continua la lettura qui

Le scarse differenze tra i poli elettorali sono evidenti anche negli slogan e nella concezione mediatica della campagna. “L'Albania sta cambiando” (Shqiperia po ndryshon) è quello di Berisha, cantato a ritmo di rock jugoslavo dagli albano- macedoni Elita 5 e una serie di altri cantanti pop provenienti da tutte le terre albanesi. Mentre Edi Rama, collaborando con i tiranesi Westside Family, lancia il messaggio “Alzati” (Cohu), ricordando una nota poesia della Rilidnja albanese, invitando naturalmente al cambiamento.





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martedì 23 giugno 2009

Il patto globale per il lavoro

Riceviamo e pubblichiamo

Conclusioni della 98’ Conferenza ILO per un Patto Globale per il Lavoro

Quest’anno la Conferenza annuale ILO e’ stata di importanza straordinaria.
Di fronte alla crisi finanziaria, economica ed occupazionale, con risvolti sociali spesso drammatici non solo nei paesi poveri, l’ILO ha saggiamente deciso di mettere al centro della conferenza la discussione per la approvazione di un Patto Globale per il lavoro discusso in una Commissione tripartita sulla Crisi, che ha lavorato una settimana.
Intorno a questa priorità la Conferenza ha organizzato anche tre giorni di Summit alla presenza di alcuni capi di Stato e di governo, ministri del lavoro e leader dei segretari generali dei sindacati e degli imprenditori e dei piu’ importanti attori globali come il Presidente del Brasile Lula, il Presidente francese Sarkozy, la presidente della Repubblica argentina Kirchner. E’ stata la prima opportunita’ per discutere delle politiche e delle strategie che dovrebbero essere attuate sia a livello nazionale che internazionale per affrntare la crisi occupazionale globale. Il Summit ha discusso in panel le questioni connesse al coordinamento regionale ed internazionale, la cooperazione allo sviluppo, i principi e i diritti fondamentali al lavoro e le strategie a livello settoriale e di impresa.
Il Presidente Lula ha sottolineato la necessita' di rimettere in discussione il modello globale e soprattutto il ruolo del Fondo Monetario internazionale, che sino ad oggi ha adottato ricette uguali per situazioni profondamente diverse, ha criticato l'impossibilita' di raggiungere un accordo fondamentale in sede di OMC per la indisponibilita' di USA e Europa di accettare una flessibilizzazione del commercio nel settore agricolo attraverso la eliminazione dei sussidi alla esportazione e ha annunciato la sottoscrizione di un importante accordo tripartito tra imprenditori, sindacati e governo brasiliano nel settore della produzione di canna da zucchero per la produzione di biofuel che dovrebbe costruire un nuovo modello produttivo, di relazioni industriali e di tutela dell'ambiente. Lula ha annunciato inoltre di aver sottoscritto insieme alla Presidente Khirchner una lettera al Primo Ministro inglese Gordon Brown per sostenere la partecipazone dell'ILO al prossimo G20 e il coinvolgimento di questa organizzazione, insieme alle altre istituzioni internazionali nella definizione delle misure idonee a superare la crisi.

La Commissione sulla crisi che ha discusso e approvato la proposta di Patto Globale per il Lavoro ha approvato una serie di strumenti per la soluzione di questa complessa crisi; il documento verra' pubblicato non appena disponibile, una volta definitivamente approvato.

Il Patto Globale per il Lavoro si poggia su una serie di principi su cui deve avviarsi la ripresa e lo sviluppo, tra cui:
la protezione e la crescita attraverso le imprese sostenibili, servizi pubblici di qualita’, adeguata strumentazione di protezione sociale per tutti come parte di una azione nazionale ed internazionale per aiutare la ripresa e lo sviluppo, il sostegno alle donne e agli uomini in condizioni di vulnerabilità, giovani e lavoratori con basse professionalità o migranti.
Individuazione di misure per mantenere l’occupazione e facilitare la transizione da un lavoro ad un altro e per l’accesso al mercato del lavoro per i disoccupati.
La definizione ed il rafforzamento dei servizi pubblici per l’impiego e altre istituzioni per il mercato del lavoro.
Il rifiuto di soluzioni protezionistiche e le conseguenze negative di una spirale salariale deflazionarla e il peggioramento delle condizioni di lavoro.
La promozione delle norme fondamentali del lavoro e gli altri standard internazionali che sostengano l’economia la ripresa occupazionale e riducano le disuguaglianze di genere.
La promozione del dialogo sociale, del tripartismo e della contrattazione collettiva.
L’ILO inoltre con le altre agenzie internazionali e le istituzioni finanziarie internazionali e i paesi industrializzati dovrebbe rafforzare la coerenza delle politiche e aumentare la cooperazione allo sviluppo per i paesi più poveri ed in transizione.

Il documento sulla crisi ed il Patto Globale per l’Occupazione ha anche individuato una serie di misure per accelerare la creazione della occupazione, e il sostegno alle imprese, la costruzione di sistemi di protezione sociale e delle persone, il rafforzamento del rispetto delle norme internazionali del lavoro, il dialogo sociale, la contrattazione collettiva e la individuazione di misure in grado di definire una globalizzazione equa.

La Conferenza ha lavorato con altre commissioni per la definizione di uno strumento per la lotta all' HIV IAIDS, una Commisisone specifica sulla questione di Genere e una Commissione stabile della Conferenza che valuta la violazione delle norme ILO da parte di alcuni governi.

Per saperne di più: Organizzazione Internazionale del Lavoro

Cecilia Brighi Dipartimento Politiche Internazionali

ISCOS Marche

giovedì 18 giugno 2009

Libro bianco sul razzismo in Italia

Negli ultimi due anni i media hanno registrato trecentodicianove casi di violenza razzista in Italia e le aggressioni sono in continuo aumento. Centodiciannove nel 2007, centoventiquattro nel 2008 e nei primi quattro mesi 2009 si contano già settantasei atti di violenza. Numeri che riguardano persone reali. Una ricostruzione solo parziale, la punta dell'iceberg si potrebbe definire, di un fenomeno in costante crescita. Cronache di ordinaria intolleranza documentate nel “Libro bianco sul razzismo in Italia” curato dall'associazione Lunaria. «É un lavoro collettivo-spiega il presidente di Lunaria Gulio Marcon -uno strumento utile a gruppi e associazioni per capire e arginare un fenomeno montante», quello del razzismo. Un tentativo di decostruzione dei pregiudizi e degli stereotipi comuni nell'opinione pubblica e nel discorso dei media attraverso l'analisi di otto casi esemplari: dal pogrom di Ponticelli alla strage di Erba, dalla violenza subita da Navtej Singh a Nettuno sino al caso dello stupro della Caffarella.

I curatori del Libro bianco fanno una premessa: l'Italia non è un paese razzista, ma è innegabile che esistano preoccupanti fenomeni di razzismo. Nel paese sembra essere in atto un processo di legittimazione culturale, politica e sociale del razzismo che vede protagonisti gli attori pubblici e istituzionali. E, in un Europa che sembra sempre più pervasa da pulsioni xenofobe, il caso italiano appare ancora più inquietante. L'opinione pubblica internazionale e le istituzioni europee guardano con sempre maggiore preoccupazione al caso Italia. E il rapporto di Lunaria è aggiornato all'aprile 2009, quando ancora l'Europa non aveva visto l'Italia all'opera nel lavoro di respingimento degli immigrati e nella diatriba con Malta su chi dovesse ospitare i migranti alla deriva sul cargo Pinar. Preoccupa tuttavia la saldatura avvenuta tra razzismo istituzionale, xenofobia popolare e stigmatizzazione mediatica dello straniero.


ISCOS Marche

mercoledì 17 giugno 2009

Iscos Marche è su Twitter

Da oggi potete seguire le notizie e gli aggiornamenti di Iscos Marche anche su Twitter:

http://twitter.com/iscosmarche

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martedì 16 giugno 2009

Come un uomo sulla terra - Jesi venerdì 19 giugno

Venerdì 19 giugno 2009 alle 21.15, presso il Teatro studio "V. Moriconi" in Piazza Federico II a Jesi sarà proiettato il documentario "Come un uomo sulla terra", in occasione della Giornata mondiale del rifugiato.

Sarà presente Gabriele del Grande, giornalista e blogger di Fortress Europe

Qui il trailer del film:




ISCOS Marche

I sindacati italiani, i migranti, le convenzioni internazionali

Riceviamo e pubblichiamo la posizione di CGIL CISL UIL rispetto alla applicazione della Convenzione n° 143 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro sui Lavoratori migranti.

CGIL CISL UIL

Rapporto per ILO (International Labour Organization)

Situazione dei migranti e popolazione Rom e Sinti in Italia, in relazione alla Convenzione ILO n. 143 del 1975 e del decreto legislativo n. 215 del 2003

PREMESSA

Ci riferiamo al rapporto del Comitato di esperti OIL sull’applicazione delle Convenzioni e Raccomandazioni, presentato all’Organizzazione internazionale del Lavoro di Ginevra, riunita nella Conferenza Internazionale del lavoro (98^ sessione del 2009). A pag. 643 di detto rapporto l’Italia viene citata l’Italia per supposte violazioni, della Convenzione OIL n. 143 del 1975 (che l’Italia ha ratificato nel 1981). Detta Convenzione tratta del rispetto dei diritti umani fondamentali dei migranti, anche di quelli in condizione irregolare, nonché della promozione della pari opportunità e di trattamento dei lavoratori migranti.
Detto rapporto fa anche riferimento al Decreto Legislativo n. 215 del 2003, con il quale l’Italia ha attuato la direttiva 2000/43/CE “per la parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica”.
Per quanto riguarda la C. 143, il Comitato richiama l’attenzione del Governo italiano al rispetto, in particolare, dei seguenti articoli:
Art.1 - Diritti fondamentali dell’uomo per tutti i lavoratori migranti;
Art. 9 – Diritto, per i lavoratori migranti in condizione di irregolarità, a percepire remunerazione e previdenza sociale per i lavori svolti; nonché la garanzia di poter far valere i propri diritti di fronte ad un ente competente; ed il diritto del migrante e della propria famiglia a non sostenere le spese in caso di espulsione ;
Art. 10 – Promozione da parte dello Stato di misure atte a garantire uguale trattamento in materia di occupazione e professione, di sicurezza sociale, di diritti sindacali e culturali;
Art. 12 – Misure, da parte del Governo, atte ad informare ed istruire il pubblico per migliorarne la consapevolezza sulla discriminazione, allo scopo di cambiarne attitudini e comportamento; l’Esecutivo deve inoltre abrogare qualsiasi disposizione legislativa o prassi amministrativa incompatibili con una politica di pari opportunità e di accettazione dei lavoratori immigrati e le loro famiglie come membri a pieno titolo della società.
Per quanto riguarda il decreto legislativo n. 215 del 2003, con il quale è stato istituito l’Ufficio per il contrasto delle discriminazioni (UNAR) presso il Ministero per le Pari Opportunità, valga per tutti il rispetto dell’Art. 1 (parità di trattamento tra le persone, indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica), concetto già presente nel Testo Unico sull’immigrazione (art. 2 commi 1-8), ed alla base della nostra Costituzione (art.3).
IN RIFERIMENTO AGLI ARTICOLI CITATI

Per quanto riguarda l’Art. 1, va ricordato che l’Italia è un Paese civile e democratico e contempla nella propria legislazione la tutela dei diritti fondamentali dell’uomo. Nondimeno, spesso la dichiarazione in astratto dei diritti, non si traduce automaticamente nella loro implementazione e piena fruizione da parte dei cittadini. In dettaglio:
1. Diritto alla libertà religiosa: rispettato in teoria, nella pratica esso ha trovato ostacoli a livello locale, con problemi posti alla costruzione di moschee (Lombardia, Veneto) ed alla espressione di preghiera in pubblico;
2. Diritti politici. In particolare il diritto di voto (attivo) è negato, in quanto previsto solo per il cittadino italiano; il diritto di voto amministrativo è negato in quanto l’Italia non ha mai ratificato il capitolo C della Convenzione di Strasburgo;
3. Diritti di uguaglianza sociale: questi si suddividono, a loro volta, in uguale accesso alla cittadinanza, uguaglianza di fronte alla legge e abolizione delle discriminazioni. Per quanto riguarda l’accesso alla cittadinanza, l’attuale ddl sicurezza allunga i termini di residenza legale in Italia successivi alla celebrazione matrimonio (da 6 mesi a 2 anni) per richiederla. La cittadinanza per residenza può essere richiesta solo dopo 10 anni e rimane difficile da ottenere, oltre che costosa (tassa di 200 €); uguaglianza di fronte alla legge: questo principio civile basilare è stato messo in discussione dalla legge n. 125 del 2008 che ha modificato l’art. 61 del Codice Penale, inserendo una ipotesi di “circostanza aggravante comune” del reato (aumento della pena di un terzo) … quando il colpevole abbia commesso il fatto mentre si trova illegalmente sul territorio nazionale. Abolizione delle discriminazioni: com’è stato più volte ribadito da Cgil, Cisl e UIL, compito costitutivo di UNAR non è solo quello di segnalare e combattere le discriminazioni dirette, prodotte da comportamenti individuali e collettivi, ma anche quelle indirette, rimuovendo dalla legislazione le norme in contrasto con la C. 143 (articolo 12), la Costituzione italiana ed il Testo Unico sull’immigrazione. In realtà la legislazione non è esente da discriminazioni in particolare in relazione ai cittadini stranieri, dall’accesso al lavoro pubblico (negato a chi non ha cittadinanza italiana), ai trattamenti previdenziali (differenziati nelle ipotesi di godimento per chi rientra nei paesi d’origine), all’utilizzo dei titoli di studio conseguiti all’estero (in genere non riconosciuti dall’Italia), fino al godimento di bonus (come quello relativo alla nascita di un figlio) che le ultime finanziarie hanno esplicitamente escluso per i non italiani. Vi sono poi in comportamenti di fatto, come quelli relativi al trattamento economico (di fatto inferiore al 40% rispetto agli Italiani, come ha evidenziato in un recente studio dell’INPS), nonché normative locali relative al godimento dei servizi che, in molte città si possono avere solo dopo 10 anni di residenza. Più volte Cgil, Cisl e UIL hanno segnalato che il comportamento di UNAR non è consono ed adeguato a quello di un istituto che si presume dovrebbe essere autonomo dai comportamenti dell’Esecutivo, proprio per permettere una piena applicazione delle normative sulle discriminazioni e mettere in mora comportamenti (anche pubblici) in contrasto con esse.

Art. 9 - Per i lavoratori migranti in condizione di irregolarità, diritto a percepire remunerazione e previdenza sociale per i lavori svolti, garanzia di poter far valere i propri diritti di fronte ad un ente competente; diritto del migrante e della propria famiglia a non sostenere le spese in caso di espulsione ; attualmente ad un lavoratore migrante in condizione di irregolarità non viene garantito il diritto alla remunerazione e tanto meno a percepire i diritti previdenziali. Sono molti i casi in cui la denuncia da parte del lavoratore del suo datore di lavoro inadempiente, si è tradotta in una espulsione del migrante che gli ha tolto di fatto il diritto a rivalersi in giudizio. Attualmente l’art. 11 della Bossi Fini prevede una pena fino a tre anni per l’imprenditore che utilizza manodopera in condizioni di clandestinità, ma solo in teoria. Sono pochissimi i datori di lavoro denunciati e meno ancora condannati. Al contrario, con l’introduzione del reato di clandestinità – attualmente in approvazione nel ddl C 2180 – l’espulsione del migrante irregolare può avvenire senza esame di un giudice togato, ma con il solo avvallo del giudice di pace. Con l’espulsione il diritto a far valere i propri diritti di fronte ad un ente competente , rimane solo in teoria. Nel 2006 il governo allora in carica promosse – su pressione sindacale – l’estensione dell’art. 18 del T.U. sull’immigrazione (previsto per gravi casi di tratta a scopo prostituzione) anche ai casi di grave sfruttamento lavorativo. Lo strumento, prevede che i casi comprovati di grave sfruttamento, su denuncia della vittima e su verifica delle autorità, consenta un permesso per motivi umanitari e un percorso protetto di integrazione. La norma è comunque molto restrittiva e non ha influito sul proliferare di gravi casi di lavoro coatto, oggi diffusi in agricoltura, nel campo dei servizi alla persona, ma anche nell’edilizia e nel commercio. Infine, lo Stato non garantisce le spese di rientro in caso di espulsione. E la mancata obbedienza all’espulsione comporta l’arresto ed una possibile condanna fino a quattro anni di carcere (art. 12 Bossi Fini).

Gli articoli 10 e 12 della Convenzione 143, non solo vengono sistematicamente disattesi, ma si tende ad ingenerare nella pubblica opinione un sentimento di rifiuto dell’immigrazione, specie se irregolare ma non solo. L’accostamento del termine “clandestino” con quello di criminale, la criminalizzazione di un’intera etnia come nel caso dei ROM o dei cittadini romeni, sono parte di una campagna spesso ad opera di autorità pubbliche o esponenti di partito che, ingigantita dai mass – media, produce un atteggiamento di insofferenza, quando non rifiuto nei confronti di tutti gli stranieri, con gravi conseguenze anche sul piano di episodi individuali o collettivi di razzismo e xenofobia.
Il clima è anche funzionale a far accettare nella pubblica opinione l’idea che si possa sorvolare sul rispetto di diritti fondamentali, come nel caso dei respingimenti di boat – people provenienti dal Nord Africa, negando di fatto chance ai potenziali richiedenti asilo di presentare regolare richiesta.
Inoltre, la legislazione in approvazione nel cosiddetto “pacchetto sicurezza” , laddove introduce il reato di clandestinità, l’aggravante di clandestinità, il sequestro dell’immobile per chi affitta a irregolari, l’obbligo di denuncia a chi utilizza il money transfer senza esibire il titolo di soggiorno, l’obbligo di esibizione del permesso anche per gli atti amministrativi civili, conferma a nostro avviso l’intenzione di creare una legislazione separata penalizzante per gli immigrati, in particolare per gli irregolari, con gravi conseguenze della violazione di diritti umani e civili.

In particolare, il reato di clandestinità, trasforma in reato penale quella che è oggi una irregolarità amministrativa. Di conseguenza, questa fattispecie di reato finisce per avere un effetto a pioggia sulla legislazione e sul comportamento di pubblici funzionari che, in caso di non segnalazione di un migrante non in regola, potrebbero incorrere nella violazione dell’art. 328 del codice penale (rifiuto od omissione d’atti d’ufficio).
Sono note le polemiche nate per le norme inserite nel ddl sicurezza (ora ritirate) che prevedevano l’opzione per i medici di denunciare il migrante irregolare che ricorreva alle cure, e per i dirigenti scolastici la possibilità di denunciare la famiglia di uno scolaro straniero privo di permesso. In realtà il ritiro di quelle norme non è sufficiente ad evitare potenziali comportamenti persecutori nei confronti di pazienti e scolari, in quanto l’introduzione del reato di clandestinità finirà per pesare sui comportamenti dei pubblici funzionari.

SITUAZIONE ROM E SINTI

In generale non è stata predisposta una legislazione specifica nei loro riguardi, ma sono state emanate ordinanze (n. 3676, 3677, 3678) il 30 maggio 2008 con le quali si danno poteri straordinari ai prefetti delle città di Milano, Roma e Napoli, ed indicazione di smantellamento dei campi sosta abusivi. L’idea iniziale di prendere le impronte digitali anche ai minori nomadi è rientrata grazie alle proteste soprattutto europee. Alcuni comportamenti violenti nei confronti delle persone presenti nei campi al momento del controllo di sicurezza, sono risultati episodici ed isolati.
Quello che maggiormente si critica alle autorità è l’approccio emergenziale con cui si tratta un tema vecchio di secoli. In Italia ci sono 160 mila Rom e Sinti, di cui 90 mila italiani. Sono presenti nel nostro Paese dal 1400, ed una grandissima maggioranza si è integrata. Eppure si continua a trattare il tema “nomadi”, come se fosse recente e la situazione “di emergenza pubblica”. In realtà quello che manca è una seria politica di integrazione in materia di abitazioni, scuola ed avvio al lavoro. In fondo il tema Rom (e per analogia) dei romeni, serve ad agitare l’opinione pubblica e ad esasperare i comportamenti più violenti com’è successo l’anno scorso vicino a Napoli.
La legislazione in approvazione prevede due norme specificamente mirate a Rom e Sinti: quella introduce norme piu' severe per il contrasto all'impiego di minori per l'accattonaggio e quella che subordina la concessione della residenza ad una verifica sulle condizioni di abitabilità (idoneità alloggiativi) , condizioni difficili da superare per chi vive in un campo.

CONCLUSIONI

La legislazione italiana contiene principi importanti di rispetto dei diritti umani, in linea con i principi e le norme internazionali, e a favore di una piena valorizzazione della persona indipendentemente dalla provenienza, colore, razza, credo religioso. La sua normativa, però, non è esente da norme con contenuti oggettivamente discriminatori che andrebbero eliminati. Anche in fase di applicazione delle leggi e dei principi, ci si scontra con un notevole ritardo nell’applicazione di un principio di parità piena ed effettiva per tutti. Oggi la crisi economica ed il clima politico avvelenato certo non facilitano questo percorso, sia pur urgente e necessario.
Purtroppo, anche gli organismi creati a tutela di questo percorso di parità effettiva e di armoniosa convivenza tra le diversità, si sono rivelati insufficienti nell’autonomia e nell’efficacia (vedi Pari Opportunità).
La presenza in Italia di oltre un milione di migranti irregolari e la percezione netta nell’opinione pubblica di una mancanza reale di governance del fenomeno, ha accentuato nella popolazione l’insofferenza verso le diversità.
La crisi economica ha certo prodotto una maggiore tendenza alla chiusura della società italiana ed una più facile permeabilità ad un clima di rifiuto degli stranieri (non solo dei cosiddetti “clandestini”) e del popolo dei Rom e dei Sinti; clima purtroppo anche alimentato da propaganda partitica e dalla drammatizzazione dei mass – media di episodi individuali di cronaca. Un clima tanto grave da spingere 27 organizzazioni della società civile (tra cui tutti i sindacati) a dar vita ad una campagna nazionale contro il razzismo e la paura dell’altro.
Di fronte a questa situazione oggettivamente difficile, la scelta del presente Esecutivo di chiudere i flussi d’ingresso per il 2009 e varare misure draconiane tese a fare terra bruciata attorno alle condizioni di vita dei migranti, non solo non produrrà effetti sul piano della lotta all’irregolarità (al contrario, destinata a crescere), ma rischia di acuire il clima di scontro ed incomprensione nell’alveo della società civile.



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lunedì 15 giugno 2009

Afro, voci dall'Africa

Segnaliamo da Vita.it


Un notiziario quotidiano prodotto da Agi e un portale in inglese, realizzato da Vita, per permettere ai giornalisi africani di parlare all'Europa

In una Sala Stampa Estera affollatissima, è stato presentato a Roma il Progetto Afro al suo debutto con il portale Afronline (www.afronline.org) realzizato da Vita non profit content e il notiziario quotidiano AgiAfro. Al battesimo dell’iniziativa, illustrata dal presidente del Comitato Afro Riccardo Bonacina, un panel di africanisti di primo piano: da Massimo Alberizzi del Corriere della sera a Jonathan Clayton di The Times e Jean-Philippe Remy di Le Monde, accanto a protagonisti dell’informazione africana, Eric Shimoli (responsabile contenuti di tutti media di The Nation, quotidiano keniota, e Diana Senghor (direttrice dell’Institut Panos Afrique del l’Ouest).
A parere di tutti gli intervenuti Afronline è un progetto che si muove nella gisuta direzione per tre ragioni fondamentale. Innanzitutto perché affidando il raccconto dell’Africa agli stessi giornalisti africani si potranno saltare a pié pari gli sterotipi classici dell’informazione occidentale sull’Africa che ancora non riesce ad uscire dal binomio Africa-emergenze. In secondo luogo, perché un’infrastruttura di informazione gratuita e senza scopo di lucro come Afronline potrà essere più libera dai vincoli classici sia dell’informazione globale sia dell’informazione africana, i vincoli della politica e dei poteri economici. Infine, hanno sottolineato i relatori, Afronline realizza una delle forme più innovative di cooperazione, quella tra media, tra media occidentali e media africani che sola può aiutare la crescita di giornalisti locali preparati ed efficaci nel racconto sul terreno.

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ISCOS Marche

sabato 13 giugno 2009

Cina investe 90 milioni di dollari in Africa

Cina AfricaIl fondo cinese CAD ha finanziato sei progetti di investimento per un totale di oltre 90 milioni di dollari dalla sua creazione nel giugno dello scorso anno. Il China-Africa Development Fund punta principalmente a sostenere le imprese cinesi che operano in Africa.

Il fondo si concentra su investimenti in agricoltura, manifattura, infrastrutture, esplorazione delle risorse naturali e parchi industriali in nazioni africane per permettere lo sviluppo locale.
"Ad esempio, il progetto per la fabbrica di vetro in Etiopia, dove il fondo CAD detiene il 40% delle quote, dovrebbe porre fine alla storica incapacità etiope di produrre vetri" ha dichiarato Chi.

Il fondo CAD è uno delle otto misure della cooperazione pratica Cina - Africa annunciata dal presidente Hu Jintao al summit di Pechino del Forum China-Africa Cooperation del novembre 2006.

Fonte: China Daily, via Appafrica
immagine: Stefan Landsberger


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venerdì 12 giugno 2009

Giornata mondiale contro il lavoro minorile 2009

Secondo il Rapporto ''Give girls a chance: tackling child labour, a key to the future”, dell’ILO, sono più di 100 milioni le bambine e le ragazzine coinvolte nel lavoro minorile in tutto il mondo. E la crisi finanziaria globale potrebbe aumentarne il numero. Si stima che la metà di loro siano impiegate in mansioni pericolose o comunque rischiose e, di queste, circa 20 milioni abbiano meno di 12 anni.
La maggior parte lavora in agricoltura (il 61% nella fascia d’età 5-14 anni), seguono il settore dei servizi e il lavoro domestico (il 30%, soprattutto nell’Africa sub-sahariana e in America Latina) e l’industria manifatturiera (9%). E anche se non si hanno numeri certi, sono sempre le bambine e le ragazzine a essere obbligate a “lavori forzati” o sottopagati, e le più sfruttate nel giro del “commercio sessuale” minorile .


Quest’anno la Giornata Mondiale contro lo Sfruttamento del Lavoro Minorile è dedicato alle bambine lavoratrici, le più vulnerabili, quelle cui è negata l’istruzione. Su 75 milioni di bambini non ancora iscritti alla scuola primaria, si stima che il 55% sia femmina.


Riportiamo da ITUC un video brevissimo ma difficile da dimenticare sul lavoro minorile.



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