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L’ISCOS Marche Onlus è un’articolazione regionale dell’ISCOS – Istituto Sindacale di Cooperazione allo Sviluppo. Operativo dal 1 gennaio 1994, ISCOS Marche si è costituito formalmente il 15 luglio 1998. Attraverso la cultura della solidarietà e della cooperazione l’ISCOS Marche, in collaborazione con le istituzioni, le comunità locali e le organizzazioni sindacali dei paesi più poveri del mondo, promuove e sostiene iniziative di sviluppo per il lavoro, la produzione, la formazione, la salute, l’affermazione della democrazia e dei diritti umani e del lavoro. Dalla sua attivazione, l’ISCOS Marche ha completato o ha in corso di realizzazione iniziative di cooperazione internazionale in 16 paesi del mondo. Segui questo collegamento per saperne di più sui nostri progetti!

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giovedì 24 luglio 2008

Bernos: etiopi ed eritrei che lavorano insieme

Un ragazzo e una ragazza etiopi, un ragazzo eritreo. Emigrati negli Stati Uniti da due paesi in guerra tra di loro, decidono di lavorare insieme per proporre una linea di t-shirt, che ricordi le origini comuni, le tradizioni africane e la loro cultura attuale. Danno vita a Bernos (in amarico vuol dire mantello). E le magliette vanno a ruba.



Qui il loro sito-negozio: http://www.bernos.org/
Qui un video di presentazione.

Zimbabwe: dalla crisi ai dialoghi


Lunedì 21 luglio al Rainbow Towers Hotel di Harare il presidente Mugabe e i due leader delle formazioni di opposizione MDC, Morgan Tsvangirai e Arthur Mutambara, hanno firmato un Memorandum di intesa per risolvere la crisi in Zimbabwe.
E’ stata fondamentale la mediazione del presidente sudafricano Thabo Mbeki, sostenuta da Unione africana (UA), Onu, Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (Sadc) e dalla Società degli anziani, il gruppo che raccoglie eminenti personalità africane, incluso l’ex-segretario Onu Kofi Annan.
Dopo la firma Mugabe ha dichiarato: “Siamo qui seduti allo stesso tavolo per avviare un nuovo cammino, un percorso di interazione politica. Dobbiamo ora pensare in termini di popolo dello Zimbabwe e agire in quanto popolo dello Zimbabwe.”
Morgan Tsvangirai ha detto: “È tempo di lasciarci le amarezze alle spalle. Ci impegnamo a garantire il successo del processo negoziale. Vogliamo uno Zimbabwe migliore”. Tsvangirari era stato vittima di aggressioni prima del voto, e l’ultimo incontro tra i due è avvenuto circa dieci anni fa.
Nel documento le parti hanno definito i punti dell’agenda del negoziato (qui il testo integrale: http://allafrica.com/stories/200807220033.html).
Gli obiettivi sono: “Mettere fine alle polarizzazioni, alle divisioni, ai conflitti e all’intolleranza che ha caratterizzato la politica del nostro paese…costruire una società libera dalla violenza, dalla paura, dall’intimidazione, dall’odio, dalle protezioni politiche, dalla corruzione e fondata sulla giustizia, sulla trasparenza, sull’apertura, sulla dignità e sull’uguaglianza…avviare un dialogo mirato al ritorno della prosperità in Zimbabwe”.
Viene inoltre sottolineato che “nessuna delle parti deve comunicare, durante il periodo di dialogo, direttamente o indirettamente la sostanza della discussione ai mezzi di informazione. Le parti – inoltre - si tratterranno dalle negoziazioni attraverso i mezzi di informazione, anche attraverso i loro rappresentanti al dialogo o qualsiasi funzionario” e non prenderanno “nessuna decisione che possa influenzare l’agenda di dialogo, eccetto che per consenso”. I firmatari si impegnano anche a prendere “le misure necessarie per eliminare ogni forma di violenza politica, inclusa quella di persone al di fuori dello stato, e per assicurare la sicurezza delle persone e della proprietà”; insieme “lavoreranno per assicurare la sicurezza di ognuna delle persone sfollate e il loro sicuro ritorno a casa, garantendo che le organizzazioni per l’assistenza sociale e umanitaria siano abilitate a fornire l’assistenza richiesta”, astenendosi “dall’uso di linguaggio offensivo che potrebbe incitare l’ostilità, l’intolleranza politica e l’odio etnico”.
I dialoghi dureranno per due settimane, a partire dalla firma.
Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, “incoraggia tutte le parti a impegnarsi, in buona fede, in colloqui seri che possano portare a una soluzione duratura alla crisi politica e rispondano alle necessità economiche e umanitarie urgenti della popolazione dello Zimbabwe”.
Per Jean-Maurice Ripert, ambasciatore francese all’Onu, la stretta di mano tra Mugabe e Tsvangirai, nel loro primo incontro in 10 anni, “è un buon segno...speriamo sia l’inizio di un buon lavoro insieme...le cose sembrano andare per il verso giusto e noi diamo il nostro pieno sostegno”. Secondo l’ambasciatore russo al Palazzo di Vetro, Vitaly Churkin, l’intesa giustifica la decisione di Mosca di porre il veto, insieme a Pechino, a una risoluzione del Consiglio di sicurezza per nuove sanzioni allo Zimbabwe: “E’ una notizia molto positiva. Dimostra che avevamo ragione quando dicevamo che esisteva un potenziale per i contatti tra le parti e che questo doveva essere incoraggiato dalla comunità internazionale” ha detto Churkin.


Foto: REUTERS/Philimon Bulawayo

lunedì 21 luglio 2008

Visioni panafricane al Giffoni Film Festival


Ha avuto inizio lo scorso 18 luglio la 38. edizione del Giffoni Film Festival, che si svolgerà fino a sabato 26 luglio nella cittadina di Giffoni Valle Piana, in provincia di Salerno, con tre schermi, la Cittadella del Cinema e numerosi eventi e spettacoli all’aperto.
Tra i film in cartellone, segnaliamo innanzitutto un evento speciale: il documentario Kidogò - un bambino soldato che racconta la vita di John Baptist Onama, ex bambino soldato nell’Uganda degli anni Ottanta di Idi Amin: ad introdurre il film – realizzato dall’italiano Anglo Longoni, regista e scrittore teatrale che recentemente ha firmato la regia televisiva di Caravaggio con Alessio Boni – sarà lo stesso Onama, che oggi ha 41 anni. [...]

venerdì 18 luglio 2008

Birmania: quando ci sarà vera giustizia?


ITUC ha protestato con forza contro le durissime sentenze di carcere imposte il 7 settembre 2007 a sei attivisti sindacali, dopo il loro tentativo di organizzare un seminario al Centro dell'Ambasciata Americana a Rangoon.

Il 1 maggio 2007 Thurein Aung, Kyaw Kyaw, Shwe Joe, Wai Lin, Aung Naing Tun e Nyi Nyi Zaw sono stati arrestati dopo aver tenuto una manifestazione per il Primo Maggio e programmato di discutere argomenti sul lavoro al Centro Americano. Questo evento è stato immediatamente annullato dopo gli arresti. Due di loro, Shwe Joe and Aung Naing Tun, sono stati rilasciati il 4 maggio, ma il 10 maggio due altri uomini, Kyaw Win and Myo Min, sono stati arrestati perchè si sono recati al confine tra Tailandia e Birmania per portare all'esterno la notizia di questi arresti.

ITUC ha appreso che durante il processo tenuto nella prigione Insein di Rangoon tutti i sei uomini sono stati giudicati colpevoli di "incitare l'odio o il disprezzo verso il Governo" e che alcuni di loro sono stati condannati perchè membri di "associazioni illegali".

Thurein Aung, Wai Lin, Myo Min e Kyaw Win sono stati condannati a 28 anni di prigione, e Nyi Nyi Zaw e Kyaw Kyaw a 20 anni.

In una lettera spedita al Generale Than Shwe, ITUC chiede con urgenza di intervenire presso le autorità per una cancellazione di queste sentenze ingiustificate e scandalose e di ordinare un rilascio immediato e incondizionato dei sei attivisti.

"Serve una vera giustizia in Birmania, soprattutto dopo gli enormi bisogni umanitari e di ricostruzione dovuti alla devastazione causata dal ciclone Nargis", ha dichiarato Guy Rider, segretario generale ITUC. ITUC ha riportato la questione agli organi di supervisione dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro.

L'OIL ha criticato la sconvolgente storia dei diritti del lavoro della giunta birmana, e istruito una commissione di inchiesta (la procedura investigativa di più alto livello) per l'uso sistematico dei lavori forzati da parte dei militari. ITUC crede che la giunta usi ancora il lavoro forzato nel lavoro di ricostruzione post-ciclone, e chiede alle agenzie governative e non di porre estrema attenzione al rispetto degli standard internazionali del lavoro.
Fonte: ITUC

mercoledì 16 luglio 2008

Small Arms Survey - il rapporto 2008


E' uscito il rapporto 2008 di Small Arms Survey, organo di ricerca delle Nazioni Unite sulla proliferazione delle armi leggere con sede a Ginevra.
Alcune parti del rapporto (tra cui anche un fumetto sul traffico di armi) si possono scaricare dal sito dell'agenzia.
“Il dirottamento dei carichi di armi è fonte di spedizioni importanti e letali verso aree di conflitto e regioni dove la violenza criminale e l’instabilità sono vere e proprie piaghe” si legge nel riassunto della ricerca, che si riferisce a “regimi africani crudeli, gruppi armati sudamericani e milizie del Corno d’Africa”. Secondo gli esperti, “alcune di queste spedizioni illecite sono talmente importanti che competono con gli arsenali posseduti dalle forze armate di piccoli paesi”. Il dirottamento assume diverse forme: dalle piccole spedizioni di pezzi acquisiti legalmente ma assemblati illegalmente ai massicci invii organizzati dai cosiddetti ‘mercanti di morte’ attraverso la giungla con velivoli dell’era sovietica, con, talvolta, il tacito consenso di funzionari governativi. “Benché i governi non siano trasparenti sulla conformità della loro pratiche, è chiaro che trascurano le verifiche dopo le consegne” si legge ancora nel rapporto, precisando che la maggior parte dei dirottamenti è il risultato di negligenze. Non da trascurare - segnalano gli autori del rapporto - il furto di armi detenute dai civili, che secondo stime potrebbe ammontare a circa 650.000 pezzi all’anno. I maggiori esportatori di armi leggeri e di piccolo calibro restano, nell’ordine, Stati Uniti, Italia, Germania, Belgio, Austria, Brasile, Russia e Cina, mentre i più grossi importatori sono Stati-Uniti, Arabia Saudita, Canada, Francia e Germania. Almeno 51 paesi producono armi leggere, compresi missili antiaeri e mitragliatrici anticarro. Su 200 milioni di armi leggere censite nel mondo, 76 milioni costituiscono un’eccedenza che dovrebbe essere distrutta, ma alla distruzione – che riguarda 430.000 pezzi all’anno - i governi preferiscono spesso l’esportazione.

Fonti: Misna, Small Arms Survey.

lunedì 14 luglio 2008

Workshop sulla malaria - Università di Camerino


Segnaliamo il workshop che si terrà dal 17 al 25 luglio all'Università di Camerino sulla malaria. Si discuterà di trattamenti tradizionali e di farmaci moderni, con esperti italiani e internazionali.
Di seguito la lettera di invito; qui il programma completo.


Dear colleagues and friends,
may be you are not aware of the fact that the majority of malaria cases in Sub-Saharan Africa are not treated with the WHO-recommended, effective artemisinin-based therapeutic combinations, but by traditional treatments, and sometimes with a mixture of medicinal plant preparations and conventional “old” drugs, such as chloroquine, to which malaria parasites have developed high levels of resistance.
Convinced as we are that malaria control, to be effective and efficient, needs to be tackled trough a multidisciplinary approach, we are organizing a training workshop on modern drugs and traditional treatments for the control of malaria. Among the invited lecturers there are scientists from malaria endemic countries, the WHO and the Italian Malaria Network. They bring together expertise in the field of drug discovery&development, standardization and safety issues of antimalarial remedies, treatment delivery to whom it needs, public health financing through bilateral and international agencies…
The workshop, organized by the School of Advanced Studies and the PhD Programme on Malaria and Human Development, takes place in
Polo di Alta Formazione, Camerino, Via Lili n.55 from 17th to 25th July.
The detailed programme is available at
http://www.unicam.it/laureati/dottorato/documenti/malaria.doc
or from the Unicam homepage (eventi).
Plenary lectures (17-18-19 July) are open.
All those among you who are interested in drugs, malaria, traditional medicine, public health, cooperation for development, are warmly invited to participate

With best regards
Annette Habluetzel

Department of Experimental Medicine and Public Health
Via Madonna delle Carceri
University of Camerino
62032 Camerino (MC) Italy
Tel: 0039 0737 403277
0039 3204381264
e-mail: annette.habluetzel@unicam.it

E' ora di agire insieme!


Riportiamo un documento proposto al comitato esecutivo della Confederazione Europea dei Sindacati.

E' un'analisi sulla attuale situazione economica con interessanti spunti di riflessione sulla necessità di un intervento per stabilizzare l'economia e sostenere la crescita, sulla mancanza di risposte adeguate da parte della politica economica, sull'importanza della gestione della domanda. In allegato anche una nota sul capitale finanziario globale in movimento.
Clicca qui per scaricare il documento completo.

venerdì 11 luglio 2008

Il summit dei poveri - dichiarazioni finali


Dal 6 al 9 luglio 2008 a Koulikoro, in Mali, si è tenuto il VII Forum dei popoli. Hanno partecipato centinaia di attivisti di ong, sindacati, organizzazioni africane e di tutto il mondo. Questo forum è visto come una risposta al G8, un’espressione dei bisogni della parte più povera del pianeta.
Nella dichiarazione finale del vertice possiamo leggere: “Il mondo intero attraversa negli ultimi decenni una crisi economica e sociale di estrema gravità. La crisi da un’offensiva del capitale finanziario internazionale che si traduce nella distruzione sistematica delle conquiste dei lavoratori, nella militarizzazione delle relazioni internazionali, nell’intensificarsi delle guerre, delle conquiste coloniali e imperialiste (Iraq, Afghanistan, Palestina), nel ricatto nucleare, nella criminalizzazione dell’immigrazione, nell’impennata dei prezzi dei carburanti, nella crisi alimentare, nelle sempre più folli e assassine riforme del Fondo monetario internazionale, della Banca Mondiale e dell’Organizzazione mondiale del commercio, nelle privatizzazioni anarchiche di settori vitali delle economie”.
I rappresentanti esprimono inoltre il sospetto che la crisi alimentare mondiale sia creata artificialmente per favorire l’introduzione in agricoltura degli organismi geneticamente modificati (ogm), soprattutto nei paesi del Sud del mondo; e hanno ricordato dati scomodi, come l’irrisoria cifra di 39 miliardi di dollari che il G8 nel 2005 si è impegnato a cancellare per il debito estero dei paesi poveri mentre l'Africa affonda in un debito complessivo di 215 miliardi di dollari e l’America Latina ne deve 723 miliardi. Il Forum ha anche ricordato uno dei paradossi mortali della civiltà contemporanea: “mentre il mondo ha bisogno soltanto di 30 miliardi di dollari l’anno per rilanciare l’agricoltura e sradicare definitivamente la fame, 1200 miliardi vengono spesi in armamenti e 862 milioni di persone muoiono di fame.”
“Signori del G8, per favore rispettate i vostri impegni”, chiede Bernard Ouedraogo, del Burkina Faso, "non voglio entrare nel dettaglio dei numeri, ma ricordate gli aiuti allo sviluppo promessi da questi leader, dove sono? Si sono materializzati? Quindi, era una promessa vana! Una promessa vana!”
Tahirou Bah, segretario generale di "Movement of the Voiceless" (movimento dei senza voce), NGO di Bamako, ha dichiarato: "Mi rifiuto di capire come leader democraticamente eletti possano mancare di onorare i propri impegni. Sembra che gli annunci siano fatti soltanto per tenere a bada la coscienza. Ma questa situazione non può durare. Ci sarà una rivoluzione, i poveri prepareranno una rivoluzione.”
"I leader del G8 sono incapaci di generosità. Sono incapaci di guardare in faccia la realtà, ed è un peccato. Tocca ora alle nazioni del sud, alle società civili, ai contadini del mondo assumersi le proprie responsabilità” ha dichiarato Barry Aminata Toure, uno degli organizzatori del summit di Katibougou.

Nel frattempo i leader di Sud Africa, Algeria, Etiopia, Ghana, Nigeria, Senegal, Tanzania, invitati al G8 insieme a Jean Ping, presidente della commissione dell’Unione Africana, hanno tutti parlato del bisogno di “mantenere le promesse dei summit precedenti, prima di farne altre.”
Nel 2005 a Gleneagles in Scozia i leader del G8 hanno dichiarato di voler raddoppiare i loro aiuti annuali all’Africa per il 2010 rispetto al 2004, stimato in 25 miliardi di dollari. Ad oggi, meno di un quarto di questa cifra è stato consegnato, secondo le cifre ufficiali.
Insieme alle critiche verso i paesi ricchi, ci sono anche voci che puntano il dito verso le responsabilità dei leader Africani.
“Non dovremmo aspettarci nulla dai paesi ricchi. Lo sviluppo delle nostre nazione dipende prima di tutto da noi. Ciò richiede di risolvere subito la lotta contro la corruzione, e richiede anche una buona gestione del bene pubblico”, ha dichiarato Oumar Diakite, rappresentante della Costa d’Avorio.
“Non ci vuole la laurea. Possiamo prendercela con il Nord (ricco), ma prima dobbiamo tenere in ordine casa nostra”, dice Nouhoun Keita, un’attivista anti globalizzazione.
Accanto alle critiche ci sono le proposte per la soluzione dei problemi discussi: “la cancellazione del debito estero dei paesi poveri”; “la revisione di politiche commerciali liberiste, fonte di ineguaglianze e d’ingiustizie e la promozione di politiche commerciali socialmente giuste e ecologicamente sostenibili”; “la soppressione della Banca Mondiale e del Fondo monetario internazionale, sostituiti da una Banca del Sud e da un Fondo africano (che nascerà in Camerun) che privilegi una cooperazione allo sviluppo su basi giuste ed eque”; “la fine delle privatizzazioni nei paesi del Sud del mondo, controllate dalle multinazionali favorite dall’Organizzazione mondiale del commercio”; “il sostegno alle produzioni locali per il mercato locale”; “il sostegno alle esportazioni”; e infine, ma non meno importante “l’annullamento delle direttiva rimpatri dell’Unione Europea” e la fine di una “politica repressiva e razzista sulle migrazioni”. Ai governi dei paesi del Sud del mondo il Forum chiede: più trasparenza, lotta alla corruzione, migliori politiche per l’agricoltura, fine delle privatizzazioni e più investimenti in sanità ed educazione.

Fonti: Misna, Jambo Africa, Vita.it, People's daily online, AFP, foto Breitbart

lunedì 7 luglio 2008

I Balcani sono più sicuri dell'Europa occidentale

Segnaliamo da Osservatorio sui Balcani

I Balcani sono più sicuri di quanto si pensi. E’ questo il messaggio principale che emerge dal rapporto “Criminalità e il suo impatto sui Balcani”, pubblicato recentemente dall'Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine. Sui media internazionali il rapporto è stato citato come notizia di primo piano, visto che alcune delle conclusioni proposte si scontrano col classico stereotipo che rappresenta i Balcani come un’area grigia e a rischio.
[...]
(continua a leggere su Osservatorio sui Balcani)

Clicca qui per scaricare il report completo (pdf in inglese)

Il summit dei poveri


Si è aperto ieri a Katibougou, in Mali il VII Forum dei Popoli che riunirà diverse centinaia di rappresentanti della società civile africana e internazionale.
Il summit fa da controvertice al G8, iniziato ieri.
“Qui a Katibougou ci possiamo riunire liberamente all’aria aperta; quelli del G8 sono chiusi con migliaia di guardie del corpo… è perché non sono in pace con le loro coscienze”, dice Barry Aminata Touré che, a capo della ‘Coalizione per l’Alternativa al debito e per lo sviluppo’ (Cad-Mali), presiede anche il comitato organizzatore del controvertice. “La giustizia sociale è un passaggio obbligato e inevitabile per assicurare una presa di coscienza duratura e definitiva delle problematiche dello sviluppo nel mondo. Daremo spazio ai contadini africani, alle donne, ai giovani. Non lasceremo il nostro destino nelle mani dei paesi ricchi" ed aggiunge: “I governi dei G8, paesi fortemente industrializzati, sono i primi responsabili della crisi alimentare e dei mutamenti climatici da surriscaldamento del pianeta”. Tra i principali argomenti in agenda a Katibougou, l’annullamento del debito estero, l’istruzione, lo sviluppo agricolo e l’industrializzazione in Africa, i conflitti per la terra e l'acqua, la cooperazione allo sviluppo, i diritti sociali, economici e culturali, i leader africani e i loro popoli.

fonti: Misna, NDTV , New Vision,
foto Breitbart

venerdì 4 luglio 2008

I bambini migranti e l'istruzione: adottato un libro verde dalla Commissione Europea


Un Libro verde adottato oggi dalla Commissione apre il dibattito sul modo in cui le politiche dell'istruzione possono affrontare al meglio le sfide poste dall'immigrazione e dai flussi di mobilità all'interno dell'UE. La presenza di un gran numero di bambini migranti ha implicazioni rilevanti per i sistemi d'istruzione europei. Tra i quesiti chiave vi sono i seguenti: come si può evitare la creazione di contesti scolastici segregati e migliorare quindi l'equità nell'istruzione; come far fronte alla crescente diversità di lingue materne e di prospettive culturali e costruire abilità interculturali; come adattare la didattica e costruire passerelle con le famiglie e le comunità di immigranti.

continua la lettura sul sito Rapid della Commissione
se vuoi leggere il libro verde (in inglese e in pdf) clicca qui

mercoledì 2 luglio 2008

Unione Africana: Zimbabwe, Eritrea - Gibuti e nuovo progetto italiano


Oltre alle risoluzioni sul caso Zimbabwe e sulla crisi di confine tra Eritrea e Gibuti, la Commissione dell'Unione Africana ha firmato un programma di 40 milioni di dollari con il governo italiano per il sostegno ai progetti per i confini regionali.
Il commissario per la pace e la sicurezza Ramantane Lamamra ha dichiarato martedì: "crediamo fermamente che l'aiuto italiano ci assisterà non solo nel cercare di far cessare i conflitti attuali, ma di creare un programma concreto per evitare i conflitti futuri."

Armando Sanguini, direttore generale per i paesi dell'Africa Sub-sahariana per il Ministero degli esteri ha annunciato il finanziamento italiano per l'iniziativa transfrontaliera in concomitanza con il summit dell'Unione Africana.
Il presidente della commissione Jean Ping ha detto che la crisi tra Eritrea e Gibuti è stata "profondamente problematica e preoccupante. Abbiamo bisogno di una risoluzione pacifica del conflitto".
Asha-Rose Migiro, delle Nazioni Unite, ha sottolineato l'esigenza di consolidare la pace.
L'ambasciatore Lamamra ha detto che i fondi saranno spesi per assumere lo staff per promuovere la nuova roadmap dell'organizzazione per la sicurezza dei confini.
Userà anche i soldi in sforzi anti-terrorismo nel continente e per assicurare che la creazione di una esercito africano diventi realtà.
fonte: BuaNews Online