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giovedì 23 ottobre 2008

Commercio libero in Africa

Ieri tre blocchi commerciali africani hanno deciso di creare una zona di libero commercio che comprende 26 nazioni e di realizzare progetti infrastrutturali ed energetici comuni.
La zona aiuterà l'accesso al mercato all'interno degli enti regionali africani con un prodotto interno lordo stimato a 624 milioni di dollari.
Molte nazione appartengono a gruppi contrapposti.
Yoweri Museveni, presidente dell'Uganda, ha dichiarato che "il più grande nemico per l'Africa, la più grande fonte di debolezza è stata la mancanza di unità e il basso livello dell'integrazione politica ed economica. I mercati più grandi sono uno strumento strategico per liberare le persone dalla povertà"
All'incontro erano presenti i capi di stato che presiedono il Common Market for Eastern and Southern Africa (COMESA), l'East African Community (EAC) e il South African Development Community (SADC).

Gli analisti dichiarano che il continente deve ancora sfruttare pienamente il commercio intra-regionale come via per lo sviluppo.
Il comunicato finale della riunione stabilisce che lo scopo finale sarà la creazione di una singola unione doganale.
Il presidente del Ruanda Paul Kagame ha detto che i blocchi dovranno alleggerire l'impatto dell'integrazione sulle economie più piccole.
I delegati hanno anche dichiarato che unendosi potranno meglio difendere i propri interessi nel negoziare gli Economic Partnership Agreements (EPAs) con l'Unione Europea per sostituire le trattative commerciali preferenziali, che scadono alla fine di quest'anno.
Erastus Mwencha, presidente della Commissione dell'Unione Africana, ha dichiarato che "le negoziazioni sugli accordi commerciali rischiano di indebolire l'Africa e potranno balcanizzare il continente".
La zona commerciale includerà Angola, Botswana, Burundi, Comoros, Gibuti, la Repubblica Democratica del Congo, Egitto, Eritrea, Etiopia, Kenya, Lesotho, Libia, Madagascar, Malawi, Mauritius, Mozambico, Namibia, Ruanda, Seychelles, Swaziland, Sud Africa, Sudan, Tanzania, Uganda, Zambia e Zimbabwe.

Fonte: Jack Kimball, Reuters

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